Lettera 52 Edizioni

Francoforte sul Meno
Germania


L'uomo ascoltò la mia richiesta con uno sguardo serio e annuendo ripetutamente, quasi fosse il mio medico. Non disse nemmeno una parola e consultò qualcosa sullo schermo del suo tablet. Rapidamente la luce nei suoi occhi cambiò. L’espressione severa dell’uomo tedesco era ancora lì, ma i suoi occhi si fecero speranzosi mentre aspettavano il responso della sua ricerca.
Un telefono squillò da qualche parte lì vicino e lui si affrettò a rispondere. Parlò sottovoce, ma urlando. Una di quelle cose che s’imparano lavorando nelle biblioteche e nei musei. Disse qualcosa in fretta al suo interlocutore, di là della cornetta, poi fece un cenno a un suo collega che immediatamente prese lescale mobili e scivolò fino al piano di sotto.
Sentì un trambusto alle mie spalle. Era ben nutrita la prima ondata di visitatori, e si dirigeva quasi trotterellando per uno stretto corridoio.
Da qualche parte qualcuno doveva aver dato il via a un'immaginaria corsa campestre ed eravamo ancora all'inizio della gara, quando tutti corrono in un gruppo compatto, pressati come la pasta di dentifricio spinta dal tubetto verso l’esterno. 
Infine ebbi la risposta che attendevo. L'uomo mi disse che non ero molto distante da dove desideravo andare, pertanto mi voltai e mi diressi "laggiù in fondo a destra". Fu allora che venni travolto dai corridori di questa strana gara a ostacoli.
Ero stato avvertito: “Ci vanno tutti e alla fine farai fatica a camminare!”
Per essere lì in tempo ero arrivato prestissimo, quasi due ore prima dell’apertura. Mi ero preparato accuratamente, per non perdere tempo con le indecisioni, e avevo aspettato a pochi metri dall'ingresso che il mio orologio segnasse le otto del mattino. Mentre ingannavo il tempo, arrivò un uomo asiatico e subito mi venne incontro sorridendo. Iniziammo a parlare e mi confidò che negli ultimi tre anni era sempre stato lui il primo ad arrivare davanti a quell’ingresso. Allungò la mano, mi sorrise di nuovo e si congratulò con me, quasi a riconoscere la mia vittoria. Gli strinsi la mano divertito e mi beai del primato che avevo appena inconsapevolmente conquistato: ero il primo visitatore ad arrivare davanti all'ingresso della Fiera di Francoforte, il giorno in cui si apriva al pubblico il Buchmesse 2019.

Il libresco appuntamento che si organizza qui a Francoforte è la fiera del libro più celebrata al mondo. Nei due giorni di apertura al pubblico la frequenza è talmente alta che diventa impossibile visitare tutti i padiglioni.
Per questo mi ero presentato ai cancelli due ore prima dell'apertura, e sempre per lo stesso motivo mi ero diretto a uno dei tanti info point per avere conferma di ciò che già sapevo: la Shinchosha, la casa editrice giapponese che ha pubblicato 1Q84 di Murakami Haruki, aveva uno spazio d'angolo al pianterreno del terzo padiglione. 

Quando arrivai da loro sembrava che mi stessero aspettando. Una giovane donna, infilata dentro a un tubino nero,mi accolse con un bel sorriso e chinò il capo creandomi un poco d'imbarazzo. Le spiegai cosa stavo cercando e lei mi fece cenno di seguirla fino alla parete dietro alle sue spalle. Afferrò una copia in giapponese di 1Q84 e me la porse.

Chiesi a che prezzo la stessero vendendo e lei mi sorrise, chinando nuovamente il capo e cercando con lo sguardo il suo superiore. Venne il capo e mi spiegò che era tutto molto complicato, essendo il primo giorno di apertura al pubblico, avendo loro solo 10 copie, non potendo vendere per nessuna ragione… la contrattazione durò a lungo, a tratti ebbi l'impressione che stesse diventando surreale, tanto il nostro parlare quanto la mia fissa per avere una copia di un libro che non avrei mai potuto leggere, salvo anni di lunghi studi della lingua di Murakami. Ma, mentre vi scrivo, ho appoggiato sul tavolo il Libro primo nell'edizione giapponese del buon1Q84.

Lasciai lo stand della Shinchosha avvolto in una vertigine di contentezza e mi diressi in un punto ristoro per infilare nella borsa il primo dei miei trofei. Poi presi in mano una lista che riportava di tutti gli obiettivi della mia missione al Buchmesse. La mia wishlist recitava così:

"Punto secondo: Saramago in lingua originale".

Lo stand dell'editore portoghese di Josè stava in un altro padiglione ed è là che mi diressi, con il sorriso maligno di un predatore di libri.